#GivingTuesday. Martedì 28 novembre è la giornata mondiale del dono.

#GivingTuesday. La giornata mondiale del dono.

Proprio questo martedì ha lo stesso nome in tutto il mondo… è #GivingTuesday, la giornata mondiale del dono. Ogni anno l’invito alla generosità investe ogni luogo, con l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione sull’importanza del gesto di donare, sul valore della condivisione che, in ultimo, significa fare la differenza per costruire un mondo più giusto e solidale.

Per questo ci sembra fondamentale ragionare del valore del dono nel nostro percorso di giustizia sociale. Tenendo ben presente che l’obiettivo è quello di rimuovere le barriere che impediscono a chiunque il pieno godimento dei diritti umani e l’uguaglianza, difficilmente potremo notare i segni del cambiamento verso la giustizia sociale senza fare affidamento su quelle che sono le espressioni cristiane del “dono”: Carità, condivisione e perdono.

 

La cultura del dono ha radici cristiane molto evidenti. Dall’esempio di vita che Gesù consegna ai suoi discepoli e quindi a tutti noi si ricavano gli insegnamenti fondamentali: siamo fratelli e sorelle e per questo abbiamo un vincolo di aiuto e sostegno gli uni nei confronti degli altri. Per approfondire: 25 dicembre 2005, viene firmata da Papa Benedetto XVI la prima lettera enciclica Deus caritas est.

Carità è il termine che indica il grande amore incondizionato, disinteressato, fraterno. Nell’uso comune è poi associata all’elemosina, una pratica sicuramente virtuosa e immediata nel dare sollievo a chi è indigente o respiro a coloro che si occupano di contrastare il disagio e lenire la sofferenza. Ma non c’è un vero limite alle formule della Carità. Per la giornata mondiale del dono, guarda al terzo settore. Se già hai una no profit del cuore, è il giorno giusto per l’esercizio della Carità.

 

Non lasciare nessuno indietro e in difficoltà è un dovere, poi, di cittadinanza.
La Costituzione italiana sancisce che la Repubblica deve garantire l’uguaglianza di tutti i cittadini, non solo a livello formale, ma anche a livello concreto. È uno dei principi fondamentali, espresso all’art 3. La Repubblica deve rimuovere tutti gli ostacoli che, di fatto, limitano la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impedendo loro di sviluppare pienamente le proprie potenzialità e di partecipare attivamente alla vita politica, economica e sociale del Paese.

Oltre i confini nazionali il medesimo principio fondamentale è sancito dall’alta autorità in materia di lavoro ILO – Organizzazione Internazionale del Lavoro – agenzia specializzata delle Nazioni Unite. Nella Dichiarazione di Filadelfia del 1946 ritiene che la giustizia sociale sia fondamentale per la prosperità di tutti, e che la povertà sia una minaccia per la pace e la sicurezza del mondo.

Con la pace duratura e la sicurezza, calandoci nella nostra società, competono sempre interessi di tipo economico e finanziario e sui meccanismi che determinano la formazione e la distribuzione della ricchezza l’intervento è collettivo e istituzionale. Nelle potenzialità di ciascuno di noi è riposto invece l’uso che scegliamo di fare del tempo a nostra disposizione e delle risorse immateriali di cui già disponiamo – competenze, talento, conoscenza. Queste sono espressioni del dono che appartengono alla dimensione della condivisione. Lo sa molto bene chi abbia mai preso parte a un’esperienza di volontariato… La gratificazione è più grande ogni volta che si riesce a lasciare qualcosa di sé agli altri e quasi mai si tratta di risorse materiali.

 

L’Italia ha un disperato bisogno di volontari! È quanto evidenziato durante l’assemblea della CEI del maggio di quest’anno. Riporta il card. Zuppi il calo, in sei anni, di un milione di volontari: nel 2023 si sono ridotti a 4.600.000 unità. Nella stessa occasione il presidente della CEI ha anche affermato: “La gratuità del servizio all’altro nel bisogno è un’esperienza sociale e spirituale: entrambi gli aspetti sono decisivi per farne una testimonianza profetica in un mondo dominato dalle logiche di mercato” e non ha mancato di intervenire anche sul tema del lavoro (qui alcuni passaggi del suo discorso). Se questo appello può trasmettere l’urgenza di trovare persone disposte al dono gratuito di sé, speriamo che la giornata del dono possa anche essere una ricorrenza profetica per spingere nuove persone a provare un solo giorno da volontario nella propria realtà, e poi continuare a espandere questo dono oltre il 28 novembre.

 

Sono molto coraggiosi i gesti altruistici in un contesto diffuso in cui l’egoismo è spesso la scelta privilegiata. L’antidoto all’odio, al rancore e all’invidia che inquinano la società e impediscono il progresso verso un mondo giusto fortunatamente è già a disposizione di ognuno. Non c’è dono diverso dal perdono per riuscire a guardare oltre la difficoltà del momento e verso un orizzonte di giustizia.

Sulla croce, prima di morire, Gesù dice: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno” (Lc 23,34). Siamo stati accolti, perdonati, e dobbiamo lo stesso a chi ci ha ferito. Perdonare non cancella una colpa, ma aiuta l’altro a ricevere in dono una nuova fiducia con cui riparare all’errore, che non spetta a noi giudicare. Allo stesso tempo il perdono è un mezzo, per chi lo esercita, di essere testimone come fu Gesù della misericordia di Dio.

“Se preferite un cuore pieno di amore, siate misericordiosi” – Papa Francesco

 

L’esercizio della generosità con tutti i mezzi che abbiamo a disposizione – siano economici, sia il tempo speso per gli altri o il perdono – è un contributo importante alla conquista di elementi di giustizia sociale. Fa bene a chi dona e a chi riceve, e anche a chi non è direttamente coinvolto dal gesto. Riscoperte le radici cristiane della cultura del dono, ora ci aspetta una giornata in cui darsi da fare. Di curiosi appuntamenti come il #GivingTuesday parliamo sovente attraverso i nostri canali social. Segui l’Ufficio Pastorale Sociale e del Lavoro via FB: upsl.diocesi.alba – IG: pastoralesocialelavoro.alba