Ci concediamo una breve riflessione amara, prima di lasciare spazio – giustamente – alla gioia delle Feste. Tutti noi siamo investiti in questo periodo dal desiderio di manifestare la contentezza e la vitalità che riempiono i nostri cuori nell’attesa del Natale e così, per tradizione e cultura, decoriamo le nostre case con ghirlande, luci e alberi di Natale colorati e ricchi di espressione. Esiste però un lato oscuro dietro l’industria multimiliardaria delle decorazioni di Natale, accusata di celare un sistema di sfruttamento lavorativo consolidato.
È facoltà di ciascuno tirarsi indietro dal sostenere un business spregiudicato qualora se ne abbia l’opportunità e per questo vorremmo acquisire insieme una certa consapevolezza delle condizioni di vita e lavoro in questo settore, che ci permetta di compiere scelte di acquisto serene ed etiche.
Per arrivare a ciò dobbiamo addentrarci in un’atmosfera tutt’altro che magica e sospesa. Alle logiche del consumismo rispondono ovviamente gli acquisti di oggettistica a tema natalizio, proposta ogni anno a prezzi anche molto competitivi. Troppo, in effetti. Per rifornire gli scaffali delle Feste la produzione è instancabile e continua. A livello globale è questo un export dai volumi enormi per la Cina e in particolare per Yiwu, il villaggio dove viene fabbricato il Natale.
Yiwu è una città industriale cinese della provincia orientale di Zhejiang. Per arrivare a produrre più del 60% delle decorazioni natalizie vendute nel mondo, qui hanno sede circa 600 fabbriche. La lavorazione dei prodotti richiede l’esposizione a vari agenti chimici e molte attività sono ancora svolte a mano. Le foto che ritraggono un dipendente ricoperto da testa a piedi di glitter rossi destinati ai rami decorativi e tutelato esclusivamente da una mascherina chirurgica fanno ben riflettere rispetto alla soglia di importanza attribuita alla sicurezza sul luogo di lavoro e alla tutela della salute dei dipendenti: inaccettabile.
A essere impiegati nei laboratori di Yiwu sono soprattutto lavoratori cinesi migranti la cui giornata lavorativa è di 13 ore per 7 giorni su 7, a fronte di uno stipendio compreso tra 420 euro (460 dollari) e 825 euro (900 dollari) al mese.
Quanto emerso dalle inchieste sulle fabbriche che producono 2/3 dell’oggettistica delle Feste non può essere ignorato, perché è la cruda spiegazione del motivo per il quale possiamo pagare una miseria gli addobbi che acquistiamo. Il prezzo di questi oggetti è così basso perché il costo del lavoro e il rispetto per la vita umana sono nulli a Yiwu.
Ogni albero di Natale, pallina, fiocco di neve o ghirlanda così prodotto viene trasportato via gomma al più grande mercato all’ingrosso di piccoli oggetti, che ha sede nella medesima regione. Si sviluppa su più livelli per una superficie impressionante di circa 5 chilometri quadrati. È proprio da questo market che vengono selezionati i prodotti da spedire per soddisfare la richiesta di addobbi a basso costo della clientela internazionale.
Ad acquistare i prodotti di quello che è stato definito in tono critico il “vero villaggio di Natale” sono soprattutto consumatori degli Stati Uniti d’America, Russia, Brasile e altri Paesi dell’America Latina e sorprendentemente di altre zone della Repubblica Popolare Cinese, dove le tradizioni natalizie stanno acquisendo popolarità pur non essendo questa una festività praticata dalla popolazione.
I fornitori di Yiwu mettono impegno nel rimanere competitivi. Se è vero che hanno costruito negli anni la reputazione di fabbrica mondiale, è altrettanto vero che le pressioni su di loro aumentano costantemente, data la competizione innescata da altri Paesi che analogamente dispongono di manodopera a basso costo. Un’atroce gara al ribasso che si consuma sulla pelle dei lavoratori.
È difficile accettare che dietro ai prodotti che in ogni parte del mondo acquistiamo per abbellire le nostre case e regaliamo per donare gioia a persone care ci sia in realtà un’industria cinica e dedita allo sfruttamento di lavoratori costretti a condizioni di lavoro e vita tanto disumane. Ma questo è quanto testimoniano le immagini che provengono da Yiwu e disvelano il peso dello sfruttamento lavorativo che si nasconde dietro la realizzazione delle decorazioni di Natale.
Denunciare la piaga globale dello sfruttamento lavorativo e delle sue molteplici forme non può certo direttamente migliorare le condizioni di vita delle persone coinvolte in queste produzioni, purtroppo. Tuttavia, il nostro potere sta nella scelta. Inclusa la scelta di evitare l’acquisto di prodotti dietro ai quali si ravvedono le tracce di schemi di lucro e abuso come quelli descritti.
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